documento | Lingue Volgari ovvero intermedie tra Latino e Lingua indigena Lumbard (Lombardia-1c)
Nel medioevo il “latine loqui” sopravvive soltanto nella nobiltà, sempre sottomessa al Clero, che non può impedire al “romanice parabolare” intermedio tra dialetto e latino di volgarizzarsi, e di farsi strada grazie agli scrittori di opere monumentali come Dante, Petrarca e Boccaccio, da cui anche una “toscanizzazione” in concorrenza con il volgare provenzale, lombardo, catalano, siciliano etc. comunque togliendo valore al latino e a chi lo usa. Bonvesin nel ‘200 difatti scrive in “volgare lombardo” ma non in dialetto. Tra gli scrittori lombardi il Giovanni Capis azzarda un vocabolario dialettale (nel ‘500) quando il pittore Paolo Lomazzo usa già il dialetto (milanese) nella Accademia dei facchini della Val di Blenio, ma la letteratura “dialettale” che poi ne nasce è in realtà poco dialettale e molto italianizzata. Addirittura nelle moderne “accademie” il vocabolario di Giovanni Capis viene ignorato dalla bibliografia.
The cover: vita di cortile in una casa di ringhiera a Milano negli anni ‘50